"Madonna che allatta il Bambino"
di Emanuele Tibiletti
Il dipinto "Madonna che allatta il Bambino" è conservato presso la Chiesa parrocchiale di S.Vittore Martire, a Casbeno, in Varese. Tale edificio era stato voluto da Carlo Borromeo, durante la sua seconda visita a Varese, il 27 ottobre 1574, e doveva coprire sia la parrocchia di Casbeno che quella di Bobbiate. Questo fatto è testimoniato dal documento riportato sulla rivista "Agorà", in un numero speciale del gennaio 1993, alla pagina 11:
"La Chiesa di San Vittore in Casbeno viene eretta in nuova parrocchia di questo luogo e di Bobbiate. Li uomini di qui e di Bobbiate facciano diligentia di trovare e mandarci un sacerdote idoneo al quale possiamo conferire questa cura; e detti uomini di Casbeno diano ogni anno a quel curato, da noi deputato a questa cura, Lire 150 imperiali l’anno, in due termini, cioè la metà a calende di luglio e metà a calende di gennaio, e gli uomini di Bobbiate altre 10 Lire imperiali l’anno, oltre allegati delle Messe che già sono nella chiesa di Bobbiate. Li uomini di Casbeno poi facciano anche accomodare la casa acciò lo curato vi possa resedere; ed il curato che sarà deputato a questa cura reseda a perpetuo nel luogo di Casbeno, nella casa assegnatagli dalli uomini, con il suo giardino e la sua vigna. Detto curato abbia cura delle anime degli abitanti di questi due luoghi, ai quali amministri i sacramenti et seppellisca i morti anche del detto luogo di Bobbiate, in questa chiesa di Casbeno e suo cimitero..."
La chiesa era allora era "una semplice cappella rettangolare, né troppo grande né troppo ben messa", fatta soffittare, sotto l’ordinanza dell’Arcivescovo, nel 1615, stando ad alcune note dell’epoca in cui si elenca una spesa per "una volta nuova nella chiesa di Casbeno".
Dell’edificio originale restano oggi solo alcune muraglie interrate rinvenute durante gli scavi per l’ampliamento della chiesa attuale tra il 1894 e il 1985. Questi dati sono ancora forniti dal numero di gennaio del 1993 della già citata rivista.
La chiesa, sia in passato che in tempi recenti ha subito svariati interventi di modifica e manutenzione. La facciata è pseudo romanica, restaurata nel 1999. Alle spalle svetta il campanile, che risale al 1934, ritoccato nel 1981 e infine completamente restaurato proprio questo stesso anno, nel corso del 2002.
L’interno è ricco di elementi interessanti, che mi limiterò semplicemente ad elencare brevemente, per passare poi ad analizzare nel dettaglio l’opera su cui ho focalizzato la mia attenzione.
Ricordiamo la Cappella invernale, benedetta 1’ 11 giugno 1977, diventata un piccolo museo. Ospita infatti un altare barocco dorato, un Crocifisso, un tabernacolo, uno stendardo ricamato in oro. Le nicchie ospitano poi svariati oggetti di culto.
Tutte le decorazioni della Chiesa sono state restaurate fra l’84 e l'85. La volta della navata centrale ospita i grandi medaglioni del Verzelli di Milano: la Gloria di San Vittore, quella della Chiesa e la Venerazione della Vergine.
Dall’arco iniziale del presbiterio pende un maestoso crocifisso in bronzo, opera recente dell’artista O. Quattrini.
L’altare è in marmo, donato tra il 1804 e il 1806 dalla marchesa Recalcati; il tabernacolo è in oro con porticina in argento, e risale al '28. Dietro l’altare è posto il coro in legno di noce, fatto nel 1939.
Tra i quadri, numerosi, ricordiamo un'Adorazione dei Magi (cm. 135x235); una discesa dello Spirito Santo ( cm. 135x235), risalente tra il ‘500 e il ‘600; San Pasquale Baylon in adorazione, del Magatti.
Diverse sono le cappelle: quella del Sacro Cuore, nella navata di destra, della Crocifissione e quella del Santo Patrono Vittore. Di fronte a questa si trova la cappella del Battistero, cui segue quella di San Giuseppe, inaugurata nel 1918, abbellita dai quadri di 5. Teresa del Bambin Gesù e di San Francesco, opere del pittore Landini risalenti al 1933. Infine l’ultima cappella della navata di sinistra, la più importante, completamente ripristinata nel 1981, compresa la statua della Madonna.
L’opera di cui intendo trattare in modo più approfondito è posta, entrando dal portone della chiesa, sul retro della prima colonna, nella navata di destra. Questa è illuminata da una lampada rossa votiva e, stando a quanto riportato dall’articolo pubblicato sul suddetto numero della rivista "Agorà" si tratterebbe di " una vera opera d’arte che risale a parecchi secoli passati e di non indifferente valore anche religioso, che il 25 giugno 1902 è stata rimossa dall‘oratorio della Confraternita in demolizione, riducendola purtroppo di dimensione ed applicata ad un fortissimo legno di noce.
L’altare è in marmo, donato tra il 1804 e il 1806 dalla marchesa Recalcati; il tabernacolo è in oro con porticina in argento, e risale al '28. Dietro l’altare è posto il coro in legno di noce, fatto nel 1939.
Tra i quadri, numerosi, ricordiamo un'Adorazione dei Magi (cm. 135x235); una discesa dello Spirito Santo ( cm. 135x235), risalente tra il ‘500 e il ‘600; San Pasquale Baylon in adorazione, del Magatti.
Diverse sono le cappelle: quella del Sacro Cuore, nella navata di destra, della Crocifissione e quella del Santo Patrono Vittore. Di fronte a questa si trova la cappella del Battistero, cui segue quella di San Giuseppe, inaugurata nel 1918, abbellita dai quadri di 5. Teresa del Bambin Gesù e di San Francesco, opere del pittore Landini risalenti al 1933. Infine l’ultima cappella della navata di sinistra, la più importante, completamente ripristinata nel 1981, compresa la statua della Madonna.
L’opera di cui intendo trattare in modo più approfondito è posta, entrando dal portone della chiesa, sul retro della prima colonna, nella navata di destra. Questa è illuminata da una lampada rossa votiva e, stando a quanto riportato dall’articolo pubblicato sul suddetto numero della rivista "Agorà" si tratterebbe di " una vera opera d’arte che risale a parecchi secoli passati e di non indifferente valore anche religioso, che il 25 giugno 1902 è stata rimossa dall‘oratorio della Confraternita in demolizione, riducendola purtroppo di dimensione ed applicata ad un fortissimo legno di noce.
Il campanile e le campane di Casbeno.
A cura di Marcello Di Paola
I "Casbenatt" possono essere orgogliosi e fieri della loro torre campanaria, perché all’infuori del campanile della Basilica di S.Vittore - Pieve di Varese- quello di Casbeno è sicuramente il più bello e maestoso (è alto ben 53 mt.) fra quelli delle Castellanze vicine e lontane.
Come la maggior parte delle opere dedicate al culto di Dio il campanile nasce per volere del popolo, con il contributo e il sacrificio di tutti, poveri e ricchi. Nasce in un periodo della storia ove Dio era ancora al centro della vita dell’uomo, dove un’alta torre campanaria serviva per indicare ai lontani la via per la Chiesa, mentre il rintocco delle campane scandiva la giornata di lavoro e di preghiera dei parrocchiani.
Le memorie della Chiesa di S.Vittore martire in Casbeno indicano nell’anno 1574 la nascita della Cura di Casbeno e Bobbiate (e Schirannetta) in occasione della visita Pastorale di S.Carlo Borromeo. Nel 1665 iniziò la costruzione della Chiesa, la quale sicuramente aveva delle campane poste in una torretta d’appendice del tetto.
La prima annotazione riguardante il campanile è datata 21 settembre 1786 laddove si dice che si raccolsero offerte per la fabbrica del Campanile, più alto di ben 20 braccia (mt. 12 circa) rispetto al vecchio. In tale occasione si ottennero gratis le campane del monastero di S.Antonino (soppresso) e si vendettero le due campane vecchie della Chiesa.
Un ulteriore alzamento del campanile è datato 1820 su disegno dell’ing. Ponti e, due anni dopo, n.5 campane "in Fa", fabbricate da Michele Comerio da Milano, vengono installate sul campanile e collaudate il giorno 8 luglio. Il popolo partecipa generosamente alla spesa e la Marchesa Recalcati dona mille lire.
Sfortunatamente nel 1828 si spezza la campana grossa, il fonditore Michele Comerio la rifonde e la stessa viene rimessa sul campanile il 30 maggio1831.
Nel 1838 venne collocato l’Orologio sul campanile costruito da Tobia Peduzzi di Como, il Municipio di Varese partecipò alle spese di acquisto. Le note parrocchiali orgogliosamente sottolineano che "era il primo orologio che si metteva sulle torri qui attorno".
La sfortunata campana grossa (10,82 quintali) viene nuovamente rifusa, questa volta da un varesino, il sig. Felice Bizzozzero, era l’anno 1853, mentre nel 1873 si applica per la prima volta una copertura in zinco al campanile.
La nuova Torre Campanaria e le nuove campane.
I lavori preparatori per la realizzazione della attuale torre campanaria, una volta demolita quella precedente (sita al lato opposto della Chiesa), iniziano il 18 maggio 1932; ma è alle ore 18.00 del giorno 7 luglio 1932 (si celebrava la festa del S.Cuore) che ci fu la posa solenne ed ufficiale della prima pietra.
Il progetto porta la firma dell’ing. arch. M. Cantù, (figlio di quell’ing. Paolo che ristrutturò la chiesa parrocchiale), mentre i lavori furono eseguiti dal Capomastro sig. Frascoli di Varese.
I lavori terminarono il 19 maggio 1933 con la posa della Croce sulla cima della nuova cupola di rame.
Le campane vennero rinnovate e sostituite con altre cinque provenienti dalla ditta D’Adda di Crema e il giorno 11 marzo 1934, ‘fra il giubila del popolo e il contento del Parroco ", un concerto in "sì bemolle" le inaugurò. Presente alla cerimonia Sua Eminenza il Card. Arcivescovo Schuster, il quale amministrò le Cresime e consacrò Chiesa e campane nuove.
La prima campana del peso di 27 q. è dedicata a Cristo Redentore, questa porta la seguente iscrizione: "Nell’anno Giubilare, dalla nuova torre che verso il cielo eleva la fronte, le nuove campane, che diffondono molto estesamente il loro suono, elevino i nostri cuori fino a Cristo Redentore ".
La seconda del peso di 18,5 q. è dedicata ai defunti, l’iscrizione dice: "Ai defunti Casbenesi ed ai Caduti per la Patria, invocano pace e gloria".
La terza campana del peso di 12,5 q. è dedicata alla Vergine, l’iscrizione che essa porta è la seguente: "Per intercessione di Maria Vergine ci scampi, Iddio, dalla folgore e dalla tempesta".
La quarta pesa 10,5 q. ed è dedicata al Patrono della Parrocchia, su questa campana si legge l'invocazione: "O S. Vittore che ti sei fatto schiavo di Cristo, ottieni, presso Dio, che noi pure diventiamo vittoriosi del mondo e schiavi suoi".
Di tutte, la più piccola è la quinta, la quale non pesa che 7 q., essa è dedicata a S.Pietro. L’iscrizione che ne fregia il bordo inferiore è questa: "Il tuo suono, come fosse la voce dello stesso S.Pietro ci raccolga per apprendere quelle cose che avviano al cielo"
Scoppia il secondo conflitto mondiale e il 19 ottobre 1942 una comunicazione dell’ Endirot (Ente Nazionale Distruzione Rottami) avverte il Parroco che appositi incaricati verranno a togliere il 60% del peso delle campane per esigenze di guerra. Le campane requisite sono le due più grosse.
Casbeno, confinante con la fabbrica di aerei Macchi, fu obiettivo di bombardamenti. La Parrocchia sfuggì indenne al primo bombardamento di Varese il I aprile 1944, ma non al secondo il 30 aprile dello stesso anno. Alle ore 12.00 ottanta aerei circa sorvolano la città e per dieci minuti sottoposero parte della città ad un bombardamento di eccezionale rilevanza, sganciarono circa 800 bombe, di cui 300 sul suolo di Casbeno.
La Chiesa non fu colpita, ma quindici parrocchiani (della zona Schirannetta - colle Campigli) perirono sotto le bombe e le case di 72 famiglie furono sinistrate. La città nel complesso contò 175 morti.
Quella stessa sera i parrocchiani promettevano di offrire in dono alla Parrocchia una campana "affinchè attestasse nel tempo i sentimenti della più profonda riconoscenza per la protezione divina".
Cinque anni dopo, il 24 maggio 1949, gli abitanti di Casbeno sciolsero la solenne promessa fatta dopo i bombardamenti. Infatti, oltre alle due campane restituite dal Governo, che andarono a sostituire quelle requisite in tempo di guerra, dalla fonderia D’Adda di Crema giunse una nuova sesta campana, la "campana della Riconoscenza" del peso di 5,25 q., che attestava la "riconoscenza a Dio dei Casbenesi per gli scampati pericoli di guerra"
Oggi, 5 settembre 2002 inaugurazione del Campanile restaurato.
Nel corso di questo anno sono stati eseguiti sul campanile dei lavori di "restauro-conservativo" - Semper "ad majorem Dei gloriam".
Le note sulla storia del campanile precedente e attuale sono state attinte dal "Liber Chronicon" della Parrocchia.
A cura di Marcello Di Paola
I "Casbenatt" possono essere orgogliosi e fieri della loro torre campanaria, perché all’infuori del campanile della Basilica di S.Vittore - Pieve di Varese- quello di Casbeno è sicuramente il più bello e maestoso (è alto ben 53 mt.) fra quelli delle Castellanze vicine e lontane.
Come la maggior parte delle opere dedicate al culto di Dio il campanile nasce per volere del popolo, con il contributo e il sacrificio di tutti, poveri e ricchi. Nasce in un periodo della storia ove Dio era ancora al centro della vita dell’uomo, dove un’alta torre campanaria serviva per indicare ai lontani la via per la Chiesa, mentre il rintocco delle campane scandiva la giornata di lavoro e di preghiera dei parrocchiani.
Le memorie della Chiesa di S.Vittore martire in Casbeno indicano nell’anno 1574 la nascita della Cura di Casbeno e Bobbiate (e Schirannetta) in occasione della visita Pastorale di S.Carlo Borromeo. Nel 1665 iniziò la costruzione della Chiesa, la quale sicuramente aveva delle campane poste in una torretta d’appendice del tetto.
La prima annotazione riguardante il campanile è datata 21 settembre 1786 laddove si dice che si raccolsero offerte per la fabbrica del Campanile, più alto di ben 20 braccia (mt. 12 circa) rispetto al vecchio. In tale occasione si ottennero gratis le campane del monastero di S.Antonino (soppresso) e si vendettero le due campane vecchie della Chiesa.
Un ulteriore alzamento del campanile è datato 1820 su disegno dell’ing. Ponti e, due anni dopo, n.5 campane "in Fa", fabbricate da Michele Comerio da Milano, vengono installate sul campanile e collaudate il giorno 8 luglio. Il popolo partecipa generosamente alla spesa e la Marchesa Recalcati dona mille lire.
Sfortunatamente nel 1828 si spezza la campana grossa, il fonditore Michele Comerio la rifonde e la stessa viene rimessa sul campanile il 30 maggio1831.
Nel 1838 venne collocato l’Orologio sul campanile costruito da Tobia Peduzzi di Como, il Municipio di Varese partecipò alle spese di acquisto. Le note parrocchiali orgogliosamente sottolineano che "era il primo orologio che si metteva sulle torri qui attorno".
La sfortunata campana grossa (10,82 quintali) viene nuovamente rifusa, questa volta da un varesino, il sig. Felice Bizzozzero, era l’anno 1853, mentre nel 1873 si applica per la prima volta una copertura in zinco al campanile.
La nuova Torre Campanaria e le nuove campane.
I lavori preparatori per la realizzazione della attuale torre campanaria, una volta demolita quella precedente (sita al lato opposto della Chiesa), iniziano il 18 maggio 1932; ma è alle ore 18.00 del giorno 7 luglio 1932 (si celebrava la festa del S.Cuore) che ci fu la posa solenne ed ufficiale della prima pietra.
Il progetto porta la firma dell’ing. arch. M. Cantù, (figlio di quell’ing. Paolo che ristrutturò la chiesa parrocchiale), mentre i lavori furono eseguiti dal Capomastro sig. Frascoli di Varese.
I lavori terminarono il 19 maggio 1933 con la posa della Croce sulla cima della nuova cupola di rame.
Le campane vennero rinnovate e sostituite con altre cinque provenienti dalla ditta D’Adda di Crema e il giorno 11 marzo 1934, ‘fra il giubila del popolo e il contento del Parroco ", un concerto in "sì bemolle" le inaugurò. Presente alla cerimonia Sua Eminenza il Card. Arcivescovo Schuster, il quale amministrò le Cresime e consacrò Chiesa e campane nuove.
La prima campana del peso di 27 q. è dedicata a Cristo Redentore, questa porta la seguente iscrizione: "Nell’anno Giubilare, dalla nuova torre che verso il cielo eleva la fronte, le nuove campane, che diffondono molto estesamente il loro suono, elevino i nostri cuori fino a Cristo Redentore ".
La seconda del peso di 18,5 q. è dedicata ai defunti, l’iscrizione dice: "Ai defunti Casbenesi ed ai Caduti per la Patria, invocano pace e gloria".
La terza campana del peso di 12,5 q. è dedicata alla Vergine, l’iscrizione che essa porta è la seguente: "Per intercessione di Maria Vergine ci scampi, Iddio, dalla folgore e dalla tempesta".
La quarta pesa 10,5 q. ed è dedicata al Patrono della Parrocchia, su questa campana si legge l'invocazione: "O S. Vittore che ti sei fatto schiavo di Cristo, ottieni, presso Dio, che noi pure diventiamo vittoriosi del mondo e schiavi suoi".
Di tutte, la più piccola è la quinta, la quale non pesa che 7 q., essa è dedicata a S.Pietro. L’iscrizione che ne fregia il bordo inferiore è questa: "Il tuo suono, come fosse la voce dello stesso S.Pietro ci raccolga per apprendere quelle cose che avviano al cielo"
Scoppia il secondo conflitto mondiale e il 19 ottobre 1942 una comunicazione dell’ Endirot (Ente Nazionale Distruzione Rottami) avverte il Parroco che appositi incaricati verranno a togliere il 60% del peso delle campane per esigenze di guerra. Le campane requisite sono le due più grosse.
Casbeno, confinante con la fabbrica di aerei Macchi, fu obiettivo di bombardamenti. La Parrocchia sfuggì indenne al primo bombardamento di Varese il I aprile 1944, ma non al secondo il 30 aprile dello stesso anno. Alle ore 12.00 ottanta aerei circa sorvolano la città e per dieci minuti sottoposero parte della città ad un bombardamento di eccezionale rilevanza, sganciarono circa 800 bombe, di cui 300 sul suolo di Casbeno.
La Chiesa non fu colpita, ma quindici parrocchiani (della zona Schirannetta - colle Campigli) perirono sotto le bombe e le case di 72 famiglie furono sinistrate. La città nel complesso contò 175 morti.
Quella stessa sera i parrocchiani promettevano di offrire in dono alla Parrocchia una campana "affinchè attestasse nel tempo i sentimenti della più profonda riconoscenza per la protezione divina".
Cinque anni dopo, il 24 maggio 1949, gli abitanti di Casbeno sciolsero la solenne promessa fatta dopo i bombardamenti. Infatti, oltre alle due campane restituite dal Governo, che andarono a sostituire quelle requisite in tempo di guerra, dalla fonderia D’Adda di Crema giunse una nuova sesta campana, la "campana della Riconoscenza" del peso di 5,25 q., che attestava la "riconoscenza a Dio dei Casbenesi per gli scampati pericoli di guerra"
Oggi, 5 settembre 2002 inaugurazione del Campanile restaurato.
Nel corso di questo anno sono stati eseguiti sul campanile dei lavori di "restauro-conservativo" - Semper "ad majorem Dei gloriam".
Le note sulla storia del campanile precedente e attuale sono state attinte dal "Liber Chronicon" della Parrocchia.
L'organo antico fu donato dalla famiglia Recalcati nel 1798, come risulta da un documento ritrovato nell'archivio della parrocchia.
Ancora non abbiamo potuto stabilire se l'organo attuale fu costruito sulla base dell'antico strumento. Un documento del 1929 (fig. 2) attesta il collaudo dell'organo da parte dell'organista del Duomo di Milano, M.° Santo Spinelli.
Da tale documento si ricava che l'organo era stato in quell'epoca restaurato ad opera della ditta Maroni. Sappiamo che l'organo attuale e' stato rimodernato o rifatto nel 1950 e che alcuni anni fa sono state attuate alcune modifiche, come lo spostamento della consolle dal matroneo sul fondo dell'abside all'attuale posizione di fianco all'altare. L'organo che abbiamo visto e' comunque diverso da quello descritto nel verbale di collaudo del 1929. Li' infatti si parla di un "organo a trasmissione meccanica, di 20 registri con 2 manuali, pedaliere, pistoncini pneumatici, 5 pedaletti", con "buoni registri di fondo, un ottimo ripieno, delicati flauti, viole, nonche' di registri ad ancia quali le trombe, oboe e voci corali".
Ora invece abbiamo trovato sulla consolle la targa della ditta Mascioni, la trasmissione elettrica e la mancanza di registri ad ancia.
Descrizione
L'organo attuale e' costituito da circa 2700 canne, disposte in due nicchie a destra e a sinistra dell'altare al piano superiore.
Non ci sono canne ad uso esclusivamente ornamentale. Le 46 canne esterne infatti sono dotate di un dispositivo di accordatura che ne dimostra la funzionalità. La nicchia di destra e' dotata di un sistema di pannelli che si aprono tramite un pedale espressivo posto sulla consolle e che consentono di variare l'intensità' del suono.
La nicchia di sinistra, guardando l'altare, contiene tra le altre le canne di legno quadrate del basso della pedaliera. Nella nicchia di destra sono poste tra altre le canne quadrate del registro principale.
Le canne sono innestate sul somiere in legno che contiene l'aria in pressione immessa dal mantice elettrico.
Abbiamo notato la presenza di canne in legno, canne in metallo, canne aperte e chiuse, queste ultime producono suoni più gravi a parità di lunghezza e quindi a un costo inferiore.
Inoltre sono ben visibili diversi dispositivi di accordatura: tamponi in legno per accorciare le canne quadrate grosse, tappi ad altezza variabile per canne metalliche, fasciette poste sull'estremità delle canne metalliche aperte per allungare o accorciare il tubo, aperture dotate di lamine regolabili per le canne metalliche grandi che appaiono all'esterno.
La consolle è dotata di due tastiere (manuali), ciascuna di quattro ottave e mezzo e di una pedaliera di due ottave e mezzo. Sopra i manuali si trovano i comandi dei registri singoli e alcuni pulsanti per registrazioni programmate. In mezzo ai pulsanti dei registri si trova un indicatore di intensità collegato al pedale espressivo di sinistra che inserisce progressivamente i vari registri per ottenere un particolare effetto di crescendo.
Sopra la pedaliera si trovano sei pulsanti azionabili con i piedi che servono ad accoppiare manuali e pedaliera e ad inserire i ripieni.
Matteo Aletti e Nicolò Gallina - cl. 1a E a.s. 2000-2001
Ancora non abbiamo potuto stabilire se l'organo attuale fu costruito sulla base dell'antico strumento. Un documento del 1929 (fig. 2) attesta il collaudo dell'organo da parte dell'organista del Duomo di Milano, M.° Santo Spinelli.
Da tale documento si ricava che l'organo era stato in quell'epoca restaurato ad opera della ditta Maroni. Sappiamo che l'organo attuale e' stato rimodernato o rifatto nel 1950 e che alcuni anni fa sono state attuate alcune modifiche, come lo spostamento della consolle dal matroneo sul fondo dell'abside all'attuale posizione di fianco all'altare. L'organo che abbiamo visto e' comunque diverso da quello descritto nel verbale di collaudo del 1929. Li' infatti si parla di un "organo a trasmissione meccanica, di 20 registri con 2 manuali, pedaliere, pistoncini pneumatici, 5 pedaletti", con "buoni registri di fondo, un ottimo ripieno, delicati flauti, viole, nonche' di registri ad ancia quali le trombe, oboe e voci corali".
Ora invece abbiamo trovato sulla consolle la targa della ditta Mascioni, la trasmissione elettrica e la mancanza di registri ad ancia.
Descrizione
L'organo attuale e' costituito da circa 2700 canne, disposte in due nicchie a destra e a sinistra dell'altare al piano superiore.
Non ci sono canne ad uso esclusivamente ornamentale. Le 46 canne esterne infatti sono dotate di un dispositivo di accordatura che ne dimostra la funzionalità. La nicchia di destra e' dotata di un sistema di pannelli che si aprono tramite un pedale espressivo posto sulla consolle e che consentono di variare l'intensità' del suono.
La nicchia di sinistra, guardando l'altare, contiene tra le altre le canne di legno quadrate del basso della pedaliera. Nella nicchia di destra sono poste tra altre le canne quadrate del registro principale.
Le canne sono innestate sul somiere in legno che contiene l'aria in pressione immessa dal mantice elettrico.
Abbiamo notato la presenza di canne in legno, canne in metallo, canne aperte e chiuse, queste ultime producono suoni più gravi a parità di lunghezza e quindi a un costo inferiore.
Inoltre sono ben visibili diversi dispositivi di accordatura: tamponi in legno per accorciare le canne quadrate grosse, tappi ad altezza variabile per canne metalliche, fasciette poste sull'estremità delle canne metalliche aperte per allungare o accorciare il tubo, aperture dotate di lamine regolabili per le canne metalliche grandi che appaiono all'esterno.
La consolle è dotata di due tastiere (manuali), ciascuna di quattro ottave e mezzo e di una pedaliera di due ottave e mezzo. Sopra i manuali si trovano i comandi dei registri singoli e alcuni pulsanti per registrazioni programmate. In mezzo ai pulsanti dei registri si trova un indicatore di intensità collegato al pedale espressivo di sinistra che inserisce progressivamente i vari registri per ottenere un particolare effetto di crescendo.
Sopra la pedaliera si trovano sei pulsanti azionabili con i piedi che servono ad accoppiare manuali e pedaliera e ad inserire i ripieni.
Matteo Aletti e Nicolò Gallina - cl. 1a E a.s. 2000-2001
Chiesa della Schirannetta
Madonna del latte
a geseta par tuta la gent bona,
posta in Casben, viva da lus pièna,
tant mé na gema in mezz a na courona,
con tucc i nost collin ca ta fan scèna
(Edoardo Speroni, Poeta Bosino)
La piccola chiesa romanica della Schirannetta, dedicata alla purificazione della Vergine, un tempo era isolata nel verde, ma oggi è a malapena avvertibile perché inglobata da giardini e ville.
È un edificio di modeste dimensioni, ad unica navata, d'impianto romanico, come si può dedurre dalle due finestre aperte a sud, che danno più luce all'interno e riscaldano meglio.
Il prospetto è affrescato da un artista di qualità non elevata, che eseguì l'opera nel 1408, lasciando la data sull'orlo del campanello legato al pastorale di S. Antonio.
All'interno, sulla parete di fondo del presbiterio, risalta un bell'altare in stucco del secolo XVIII(3); sulla parete destra, nella fascia superiore una serie di affreschi: una MADONNA DEL LATTE; una Madonna con S. Giovanni Battista e altri Santi.
Nel registro inferiore una bella immagine di Dio Padre, che accoglie il Cristo crocifisso tra le braccia.
Si tratta di opere databili tra il secolo XIV e XV.
Breve storia del Santuario della Schirannetta
A. 1200 circa
La prima costruzione della chiesetta della Schirannetta risale al 1200 circa e comprendeva solo l'attuale superficie dell'altare.
È dedicata alla purificazione della Vergine.
A.1300-1400
Venne aggiunta la seconda parte, la navata.
A.1500
All'inizio di tale secolo la chiesetta divenne proprietà delle Suore Romite del Sacro Monte, che però non mostrarono troppa cura per tale luogo devozionale alla Madonna, dove, ogni anno, il 2 Febbraio, festa della Candelora,i Varesini si recavano per ritirare la Candela Benedetta da accendere durante la malattia di qualche familiare.
A.1798
Vennero soppressi gli Ordini Religiosida parte dell'Imperatore Napoleone; la chiesetta venne incamerata dalla prima Repubblica Italiana. Si racconta che l'Imperatore profanò il tempio entrandovi a cavallo e la proprietà fu ceduta a un certo sarto Talamona in cambio di 25 giubbe rosse confezionate per gli ufficiali della guardia. (v. anche Sogno Del Sarto)
A.1802
La chiesetta e il piccolo piazzale antistante vennero annesse alla Parrocchia di Casbeno.
La chiesa servì per tutto il 1800 come luogo sacro.
A.1944
Il piccolo tempio, nonostante le bombe cadute tutte intorno con diversi morti, rimase miracolosamente indenne.
A.1953
Il parroco don Ubaldo Mosca scoprì sotto l'intonaco della parete destra strane tinte, che fecero pensare a degli affreschi.
A.1960
L'intero complesso venne restaurato grazie all'impegno economico del Casbenese Giovanni Macchi.
A.2003
Il parroco don Peppino reintroduce l'antica cerimonia della benedizione delle mamme in dolce attesa, durante la festa della Candelora.
..IL SOGNO DEL SARTO..
Nel 1789, a Casbeno di Varese, la chiesa della Schirannetta si trovava in uno stato di quasi totale abbandono perché il parroco non se ne curava dati gli scarsi proventi. Un sabato il garzone di un sarto si recò dal sacerdote per portarlo dal suo padrone, il quale lo informò che suo figlio era molto malato e che la notte aveva fatto un sogno: la Madonna avrebbe fatto guarire il bimbo a condizione che la chiesa della Schirannetta venisse restaurata.
Il parroco promise al sarto il suo interessamento, ma continuò imperterrito a non curarsi della piccola chiesetta.
Trascorsero il Natale e la festa dell'Epifania: la chiesa era sempre malandata ed il sarto quasi alla miseria per i costi dei medicinali e delle cure prestate al figlio.
Un giorno arrivarono i soldati di Napoleone che saccheggiarono la cappella; il sarto, preoccupato per le sorti del figlio, offrì una giacca nuova ad un caporale francese, a patto che questo restituisse tutte le ricchezze sottratte alla chiesa.
Il sarto lavorò giorno e notte, riuscendo a consegnare la giacca al caporale. Da quel momento il figlio riprese la salute e con lui la chiesetta. Le offerte aumentarono, poichè i fedeli erano più invogliati a pregare e ad offrire denaro ad una chiesa divenuta più bella ed accogliente.
Madonna del latte
a geseta par tuta la gent bona,
posta in Casben, viva da lus pièna,
tant mé na gema in mezz a na courona,
con tucc i nost collin ca ta fan scèna
(Edoardo Speroni, Poeta Bosino)
La piccola chiesa romanica della Schirannetta, dedicata alla purificazione della Vergine, un tempo era isolata nel verde, ma oggi è a malapena avvertibile perché inglobata da giardini e ville.
È un edificio di modeste dimensioni, ad unica navata, d'impianto romanico, come si può dedurre dalle due finestre aperte a sud, che danno più luce all'interno e riscaldano meglio.
Il prospetto è affrescato da un artista di qualità non elevata, che eseguì l'opera nel 1408, lasciando la data sull'orlo del campanello legato al pastorale di S. Antonio.
All'interno, sulla parete di fondo del presbiterio, risalta un bell'altare in stucco del secolo XVIII(3); sulla parete destra, nella fascia superiore una serie di affreschi: una MADONNA DEL LATTE; una Madonna con S. Giovanni Battista e altri Santi.
Nel registro inferiore una bella immagine di Dio Padre, che accoglie il Cristo crocifisso tra le braccia.
Si tratta di opere databili tra il secolo XIV e XV.
Breve storia del Santuario della Schirannetta
A. 1200 circa
La prima costruzione della chiesetta della Schirannetta risale al 1200 circa e comprendeva solo l'attuale superficie dell'altare.
È dedicata alla purificazione della Vergine.
A.1300-1400
Venne aggiunta la seconda parte, la navata.
A.1500
All'inizio di tale secolo la chiesetta divenne proprietà delle Suore Romite del Sacro Monte, che però non mostrarono troppa cura per tale luogo devozionale alla Madonna, dove, ogni anno, il 2 Febbraio, festa della Candelora,i Varesini si recavano per ritirare la Candela Benedetta da accendere durante la malattia di qualche familiare.
A.1798
Vennero soppressi gli Ordini Religiosida parte dell'Imperatore Napoleone; la chiesetta venne incamerata dalla prima Repubblica Italiana. Si racconta che l'Imperatore profanò il tempio entrandovi a cavallo e la proprietà fu ceduta a un certo sarto Talamona in cambio di 25 giubbe rosse confezionate per gli ufficiali della guardia. (v. anche Sogno Del Sarto)
A.1802
La chiesetta e il piccolo piazzale antistante vennero annesse alla Parrocchia di Casbeno.
La chiesa servì per tutto il 1800 come luogo sacro.
A.1944
Il piccolo tempio, nonostante le bombe cadute tutte intorno con diversi morti, rimase miracolosamente indenne.
A.1953
Il parroco don Ubaldo Mosca scoprì sotto l'intonaco della parete destra strane tinte, che fecero pensare a degli affreschi.
A.1960
L'intero complesso venne restaurato grazie all'impegno economico del Casbenese Giovanni Macchi.
A.2003
Il parroco don Peppino reintroduce l'antica cerimonia della benedizione delle mamme in dolce attesa, durante la festa della Candelora.
..IL SOGNO DEL SARTO..
Nel 1789, a Casbeno di Varese, la chiesa della Schirannetta si trovava in uno stato di quasi totale abbandono perché il parroco non se ne curava dati gli scarsi proventi. Un sabato il garzone di un sarto si recò dal sacerdote per portarlo dal suo padrone, il quale lo informò che suo figlio era molto malato e che la notte aveva fatto un sogno: la Madonna avrebbe fatto guarire il bimbo a condizione che la chiesa della Schirannetta venisse restaurata.
Il parroco promise al sarto il suo interessamento, ma continuò imperterrito a non curarsi della piccola chiesetta.
Trascorsero il Natale e la festa dell'Epifania: la chiesa era sempre malandata ed il sarto quasi alla miseria per i costi dei medicinali e delle cure prestate al figlio.
Un giorno arrivarono i soldati di Napoleone che saccheggiarono la cappella; il sarto, preoccupato per le sorti del figlio, offrì una giacca nuova ad un caporale francese, a patto che questo restituisse tutte le ricchezze sottratte alla chiesa.
Il sarto lavorò giorno e notte, riuscendo a consegnare la giacca al caporale. Da quel momento il figlio riprese la salute e con lui la chiesetta. Le offerte aumentarono, poichè i fedeli erano più invogliati a pregare e ad offrire denaro ad una chiesa divenuta più bella ed accogliente.